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«Chi è felice vive/Rincorre i colori con il fiato del cielo/ parla parole piene e rotonde./Chi è felice non ha ricordi/chi è felice non ha passato". Il presente è solo ciò che importa, tutto il resto rischia sempre di portare infelicità, perché ogni momento della vita presenta anche aspetti contrastanti che quando diventano ricordo, conducono dissapore e infelicità. La tecnica della poesia di Monica Buffagni si avvale molto spesso di ossimori, per lo più linguistici, ma a volte anche concettuali. In "Io che sono neve" abbiamo il "terra bruciata di neve", ove bruciato e neve sono agli antipodi. Lo stesso titolo della raccolta è un ossimoro logico più che linguistico. Anche l'anafora è spesso presente come necessità di rimarcare qualche oggetto, qualche aspetto della realtà. Nelle poesie dove ricorre la luna questo dato è dominante. La poesia di Monica Buffagni va letta per la sua schiettezza nel manifestare l'inappartenenza a una realtà scontata, realtà che è resa positiva attraverso uno scavo interiore che non si accontenta di quello che appare.» (Raffaele Taddeo)